sabato 8 febbraio 2014

Ecco a voi don Mario Lusek!


Don Mario Lusek, cappellano dell'Italia alle Olimpiadi
Sochi, 8 febbraio 2014. Tra i bergamaschi in gara a Sochi ce n'è uno che don Mario Lusek, il cappellano della squadra italiana a Sochi, terrà particolarmente sott'occhio: "Devo assolutamente contattare Fabio Pasini (fondista nato a Gazzaniga) - sorride il cappellano - don Alberto Brignoli della Diocesi di Bergamo e collega di CEI,  mi ha raccomandato di prendermene cura". Ruolo delicato quello affidato a don Mario: accompagnare gli azzurri in gara durante le olimpiadi, ascoltare confidenze e spronare nei momenti difficili.

Lo sci di fondo, disciplina di Fabio Pasini, però don Mario non l'ha mai praticato, perché la passione per la moto che aveva da ragazzo gli ha provocato un incidente stradale dalle gravi conseguenze: "Io sarei più adatto all'attività paraolimpica - dice il cappellano - da ragazzo amavo andare in moto, ho avuto un incidente molto forte che mi ha lesionato ambedue le gambe, porto ancora tre placche e dodici viti su femore sinistro. Questo però non mi impedisce di amare uno sport, che non è propriamente tale, mi riferisco all'escursionismo, la camminata lenta alla riscoperta della dinamica della vita. Sono un grande camminatore".

Alle olimpiadi invernali la disciplina che lo affascina di più è il pattinaggio di figura: "Sono fan di quegli sport che non accedono quasi mai alle prime pagine dei giornali, soprattutto quelli che mettono in risalto l'armonia del corpo e quella dell'essere, penso alla ginnastica e al pattinaggio in questi giorni - rivela don Mario - vedere le figure e i modi di esprimersi con la corporeità è importante perché in fondo il valore del corpo è uno dei valori dello sport. Per chi crede il corpo è anche il tempio dello Spirito Santo e rappresenta l'armonia dell'essere".

Un'armonia che proprio ieri pomeriggio ha consentito alla regina del ghiaccio Carolina Kostner di arrivare seconda nel corto nelle competizioni del Team Event: "Ho conosciuto Carolina a Vancouver
l'ho ritrovata qui a Sochi pochi giorni fa - racconta il cappellano dalla sua posizione privilegiata di confidente degli atleti - l'ho trovata molto serena e maturata rispetto a quattro anni fa, il suo arrivo al Villaggio degli Atleti è stato un momento speciale per me, ma anche per gli altri atleti della squadra italiana".

Spirito di gruppo e costruzione della comunità: sono questi gli incarichi affidati a don Mario, che è ormai veterano delle Olimpiadi, avendo già preso parte ai Giochi di Londra, Vancouver e Pechino. "Le olimpiadi sono una festa, il momento della mensa è davvero fondamentale in queste esperienze: non si tratta del semplice mangiare, è un modo di vivere convivialmente in un ambiente dove si raccolgono persone diverse per cultura, per etnia, per razza, religione, fede o altro - conclude don Lusek - i cinque cerchi non sono soltanto un simbolo di marketing quanto piuttosto l'espressione di quello che lo sport deve essere".

Nessun commento:

Posta un commento